let my mind go out of tune

IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA

Ho una storia
da raccontarti,

da scambiare
con la tua.

Ne ho un’altra ancora
e altre dieci.
Fino a cento

Tutte uguali.
Sai contare fino a mille?

Andiamo a
passeggiare lungo
il muro,
prima che abbattano
anche questo
e ascoltami
in silenzio.

Ho visto mani
altrui sporcarsi
per troppo poco
e lavarsele
fino a consumarle.

Le mie odorano di terreno.

Le tue, d’oro massiccio.

Ho guardato
nelle cose
e sono diventate
pericolose.

È così
quando la strada
si presenta
elegante.

Dovresti vederla
dall’alto
prendere
la forma
di una scacchiera
e guardare in faccia
colui
che già sa
come ti muoverai.

Avresti dovuto,
da piccola,
correre
per le campagne
tra gli
alberi in fiore
e macerie
di pietra
coi lampioni
sempre rotti
e le fontane che
irrigavano i campi
dove adesso venite
a ballare

pizziche e tarantelle.

Ma il vostro cemento
ci ha già inghiottiti
anni fa.

Possono essercene
dieci,
cento.
Forse mille.

Possono indossare
delle finte pellicce
in rosa shock.
che li farà sentire
appartenenti
alla stessa
cosa.

Uguali.

E l’uguaglianza
è nella presunzione
degli occhi
di chi osserva.
Di chi scruta.

Ragionano sui
grandi numeri.

“Svincoliamoci
dalla massa e pensa
al tuo progetto.”

Il progetto che
ci renderà
normali
e che esalterà
le nostre ricchezze.

Non io.
Non io.

Quanti ce ne sono
là fuori?
Non li ho mai contati.

Non sopporterei
l’idea di trovare
un altro me stesso.

È per questo
che so contare
solo fino
a diciassette.

Diego Astore

“Mentre gireranno la ruota, vi sembrerà di fuoriuscire dal coperchio. E continuerete a sbattere contro il vetro del vostro ufficio, inquinando tutti i fiumi quando andrete a pisciare nel cesso, durante la pausa (se ve la concederanno). E avvelenerete le fogne, quando riuscirete a guardarvi dentro la palla del vostro acquario.” [Lunedì]

NOTE:
prendendo spunto da un ricordo comune e da una poesia di ZF Korova

“A  nonna Chiarin’.
Un ricordo d’infanzia,  quando la campagna era un villaggio.”

out of tune